IL BORGO
Fu sede della giurisdizione civile dell’Ossola Inferiore per circa 5 secoli, dal 1328 al 1819.
Situato lungo uno dei tanti tracciati denominati nel medioevo “francigeni” e che consentivano ai pellegrini di valicare le Alpi, in prossimità dell’antica strada romana di cui restano importanti testimonianze, quali una lapide risalente al 196 d.C. ed alcuni tratti lastricati ancora visibili in località Masone non distanti dall’attuale strada provinciale, il Borgo fu fortificato intorno alla metà del XIV secolo per volontà di Giovanni Maria Visconti, prima vescovo di Novara e poi Signore di Milano, acquistando un’importante valenza strategica per il controllo e la difesa dei territori ducali, in considerazione soprattutto delle frequenti scorribande svizzere in territorio ossolano.
Oggi il Borgo, inserito dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani nel club “I Borghi più belli d’Italia”, che raggruppa piccole realtà di particolare pregio, e al quale, recentemente, è stata consegnata la “Bandiera Arancione” del Touring Club Italiano, conserva l’antica e nobile impronta di un illustre passato.
É riconoscibile nel centro storico l’impianto urbanistico medievale con le abitazioni addossate le une alle altre a contendersi uno spazio ben circoscritto. Interessanti portali in pietra lavorati, portici ed arcate; su tutti gli edifici domina il Palazzo Pretorio (1348) in uno stile che richiama da vicino quello di altri broletti lombardi: sostenuto da archi a sesto acuto che poggiano su tozze colonne, l’edificio ospitava al piano superiore i locali adibiti all’amministrazione territoriale ed alla Giustizia, mentre il suo porticato era destinato ad ospitare il mercato settimanale del venerdì, privilegio concesso in un primo tempo dai Visconti e successivamente confermato dagli Sforza e dai Borromeo succedutisi nella signoria di queste terre. Il Palazzo è arricchito da una serie di lapidi che riportano iscrizioni a carattere storico e massime morali. Buona parte dell’apparato decorativo esterno è stato deturpato o è andato perduto sotto la furia rivoluzionaria francese. Fu Sede municipale sino al 1979, restaurato nel 1998, ospita al suo interno il Mascherone Celtico, rilevante reperto scultoreo risalente al III – secolo a.C, e viene utilizzato sia come sala consigliare che come sede di mostre, conferenze ed eventi. Il Borgo è sovrastato dall’imponente torrione del Castello Visconteo, costruito intorno alla metà del XIV secolo insieme alle possenti mura che andarono a completare la struttura difensiva del capoluogo voluta da Giovanni Visconti. Più volte ristrutturato e potenziato a seguito di incursioni nemiche, come quelle del Marchese del Monferrato (1358) e degli Svizzeri alleati con i Domesi del 1514, diventò proprietà comunale nel 1798 ed adibito in un primo momento a prigione quindi a sede dei Regi Carabinieri. A seguito del trasferimento della stazione dell’arma, il Castello fu affittato fino al 1952 alla famiglia Biraghi.
Dopo anni di degrado venne chiuso al pubblico nel 1970. Nel 1990 inizia una prima fase di restauro strutturale ultimata con l’inaugurazione delle corti esterne e del giardino nel 1998. Con una seconda fase di intervento si inaugura nel 2001 il salone conferenze ed il centro multimediale. Ulteriore baluardo del Borgo e della vallata fu la Rocca, edificata nelle forme attuali sempre da Giovanni Visconti, come le altre strutture difensive, intorno alla metà del XIV secolo. La fortezza sorge sulla sommità di uno sperone roccioso dominante la vallata del Toce, il Monte Orsetto, a 350 metri di quota. Non si hanno notizie certe sull’esistenza di una preesistente struttura analoga: alcuni studiosi ne ipotizzano l’esistenza già nel V secolo altri in epoca Longobarda; attendibile comunque l’ipotesi che la colloca all’interno dello scacchiere difensivo ossolano costituito da una serie di torri quadrangolari di segnalazione strategicamente posizionate sui versanti della vallata. Andò parzialmente distrutta nel 1514 durante l’assedio di Vogogna da parte delle truppe svizzero/domesi e non fu più ristrutturata; penetrando all’interno delle sue rovine ci si trova su di uno dei più suggestivi balconi panoramici dell’Ossola. All’interno del borgo si trova la chiesa di Santa Marta o delle Confraternite (XV-XVI secolo).
Custodisce una preziosa statua lignea in tiglio a grandezza naturale della Madonna,
proveniente dalla Chiesa del Convento dei Serviti, opera di Giovanni Ambrogio de Donati (1514). A fianco dell’oratorio, comunicante con esso attraverso un elegante passaggio arcuato, troviamo Villa Lossetti – Biraghi – Vietti Violi, risalente al 1650 e nel corso degli anni accresciuta dall’aggiunta di nuovi locali, fino a raggiungere il numero di 39 stanze; armonicamente composti, i diversi stili architettonici l’hanno resa un edificio unico e prezioso. Oggi ospita la nuova sede del Parco Nazionale Val Grande. Subito fuori dal nucleo medioevale, in prossimità dell’ormai distrutta “porta superiore” del borgo è situata la Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù. Consacrata nel 1904, fu realizzata in stile neogotico su progetto di Ercole Marietti, ritoccato ed adattato dall’ing. Santamaria di Milano. Il celebre architetto, vogognese di adozione, Paolo Vietti Violi curò invece l’estetica della facciata lignea dell’organo, compiuta nel 1931. Le tre imponenti navate presentano pregevoli affreschi del pittore De Giorgis di Ceppo Morelli. L’edificio conserva numerosi arredi traslati dalla vecchia parrocchiale cinquecentesca dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo, abbandonata e quindi andata distrutta con il crollo dell’elegante campanile ad essa adiacente nel 1975. Nella nuova torre campanaria sono stati inseriti reperti dell’antica chiesa: colonne, capitelli e soprattutto il bel portale cinquecentesco in serizzo con il portone ligneo originario, preziose testimonianze di un valore architettonico purtroppo andato perduto. Inclusa col suo centro storico nel territorio del Parco Nazionale Val Grande, l’area selvaggia più estesa d’Italia, a due passi dalla dolce regione dei laghi, Vogogna offre la possibilità di piacevoli escursioni come quella che lungo la mulattiera a fianco del Castello raggiunge la caratteristica frazione montana di Genestredo e la Rocca o gli itinerari che, seguendo i numerosi sentieri di collegamento fra la piana dell’Ossola e gli alpeggi d’un tempo, consentono di raggiungere le aree più interne e selvagge del parco.
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